POETI A ROMA. RESI SUPERBI DALL’AMICIZIA di Glauco Dattini

Elsa Morante, Alberto Moravia e Pier Paolo Pasolini (Agenzia Dufoto)

Elsa Morante, Alberto Moravia e Pier Paolo Pasolini (Agenzia Dufoto)

Siamo stati a visitare la mostra Poeti a Roma, in questi giorni esposta nello spazio WeGil, a Roma.
La mostra “Poeti a Roma. Resi superbi dall’amicizia” è promossa dalla Regione Lazio, organizzata da AGCI Lazio in collaborazione con LAZIOcrea e aperta al pubblico dal 30 marzo al 23 giugno 2019, raccoglie oltre 250 fotografie originali che ritraggono questi scrittori e poeti per le vie della capitale, durante perlustrazioni, serate di presentazione, cene, feste in casa, fino a giungere al ricordo della morte di Pier Paolo Pasolini all’Idroscalo di Ostia, con scatti di Antonio Sansone, Tazio Secchiaroli, Rodrigo Pais, Dario Bellini, Guglielmo Coluzzi, Francesco Maria Crispolti, Jerry Bauer, Ezio Vitale, Alberto Durazzi ecc.. Inoltre, saranno esposti prime edizioni, inserti, riviste e rare incisioni discografiche.
Ancora una volta, osservando le oltre 250 fotografie esposte, si può constatare come le immagini possano raccontare una realtà e un periodo storico.
In questa occasione, le fotografie raccontano una stagione irripetibile, un periodo affascinante di Roma, a cavallo tra gli anni ’60 e ’70, quando poeti e scrittori si incontrarono nella Capitale. Grandi poeti e scrittori come Pier Paolo Pasolini, Sandro Penna, Amelia Rosselli, Alberto Moravia, Anna Maria Ortese, Elsa Morante e Dario Bellezza si frequentarono dispensandosi amicizia e sostegno reciproco.
Le fotografie sono state realizzate da Antonio Sansone, Tazio Secchiaroli, Rodrigo Pais, Dario Bellini, Guglielmo Coluzzi, Francesco Maria Crispolti, Jerry Bauer, Ezio Vitale, Alberto Durazzi e altri ancora, molto spesso tratte dall’archivio dell’agenzia Dufoto, che ha avuto un ruolo di primo piano proprio in quegli anni. Ampia la presenza di foto inedite, rare, trovate in mercatini, recuperate dagli archivi dismessi dei giornali con il passaggio al digitale.


La mostra si apre con le immagini dell’arrivo di Pier Paolo Pasolini a Roma negli anni Cinquanta, ritratto nelle baraccopoli e si chiude con la sua morte nel 1975 all’Idroscalo e i funerali a Roma e a Casarsa.
«Tu sapessi che cosa è Roma! Tutta vizio e sole, croste e luce: un popolo invasato dalla gioia di vivere, dall’esibizionismo e dalla sensualità contagiosa, che riempie le periferie. Sono perduto qui in mezzo». La prima sezione della mostra è accompagnata da queste parole di Pier Paolo Pasolini che si rivolge a Giacinto Spagnoletti — critico, poeta, romanziere ma soprattutto amico — in una lettera del 1952, a due anni dal suo trasferimento nella Capitale. Da questa prima citazione subito si comprende lo spirito della mostra che vuole mettere in primo piano la sensibilità e gli affetti di questo straordinario gruppo di poeti.
Giuseppe Garrera, storico dell’arte e collezionista è uno dei curatori della mostra. Racconta come ha trovato queste fotografie, con una meticolosa ricerca tra i mercatini e addirittura nelle discariche. Spiega Garrera: “Abbiamo preso una decisione forte, quella di non mettere i vetri, così che voi possiate avere un contatto diretto della carta e dell’imprimitura della camera oscura. La mostra di un collezionista è anche la mostra delle sue patologie, delle sue passioni dei suoi dolori… Nasce da una adorazione profondissima di Pier Paolo Pasolini, Io direi per il corpo, della sua voce, del suo sguardo…” Da questa adorazione ne è nata una mostra in cui ogni foto racconta al meglio quella stagione unica in cui Roma ha fatto incontrare i grandi scrittori.

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